Francisco Franco Bahamonde, un dittatore mediocre?
Sicuramente spietato, quando al termine di una feroce guerra civile, costata milioni di morti, non si fece scrupolo di eliminare comunisti, sindacalisti, ebrei.
E anche nel romanzo dello spagnolo, Franco si sdoppia. Da un lato il narratore lo incalza e sotto sotto ride di lui: quasi fosse un Franco più adulto e più responsabile, spogliato di quel grigiore burocratico che fu la forza del generale supercattolico. Ma di fronte al narratore che giudica spunta lui, cioè Io: Io Franco come «Yo el Rey», Io il Re, che è sempre stato il simbolo del potere spagnolo. E questo Franco pagina dopo pagina (e le pagine sono più di 600!) si rivela figlio di una Spagna tradizonale e conformista, venuto da El Ferrol galiziana che vide fanatismi e difese della dignità patria in un mare assediato dall'ambizione inglese: mitico bastione fondamentale della marina spagnola. Il Franco descritto magistralmente da Montalbán cresce in un ambiente codino, dalla religiosità rigorosa ma mediocre, con una moralità scolastica, «al servizio della patria e del bene comune». Crede nella triade mistica: Dio, patria, re. Il suo orizzonte non va al di là delle tre giubbe e dei quattro pantaloni del corredo militare.
da un articolo di GUIDO GEROSA, IL GIORNO, 24/10/1993
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